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Il diritto all'immagine del primo cyborg riconosciuto - ECLT - Università di Pavia

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Il diritto all'immagine del primo cyborg riconosciuto

ROBOTS


Un disturbo della vista, chiamato acromatopsia, impedisce di percepisce qualsiasi tipo di colore, eccetto le gradazioni di grigio. Ne soffre Neil Harbisson, un giovane inglese diventato famoso per aver ideato e progettato, nel 2004, uno strumento in grado di aggirarne gli effetti.  L’apparecchio si chiama eyeborg e consiste in una piccola telecamera agganciata alla testa e collegata al cervello che, convertendo le gradazioni di colore in onde audio, consente di percepire fino a 360 diverse sfumature di colore, realizzando una sorta di sinestesia (o meglio, l’ideatore parla di "sonocromatopsia") tecnologicamente indotta.
I cyborg sono, quindi, già tra noi, e non si tratta di mera fantascienza. Ed è interessante notare come immediatamente sorgano per il diritto sfide che si ripercuotono fin negli aspetti più pratici della vita quotidiana.
Neil ha incontrato alcuni problemi quando ha chiesto di essere rappresentato, nella foto del passaporto, con annesso eyeborg
.
Come è noto, la fotografia che deve comparire sui documenti di riconoscimento personale deve mostrare solo il soggetto a cui il documento è riconducibile, e non sono ammessi altri oggetti o apparecchiature elettroniche. Come definire l’eyeborg
? E’ una telecamera posta sulla testa di un uomo, non è simile a un occhio e viene da noi percepita come un qualcosa di artificiale e di estraneo al corpo umano; è lo strumento attraverso cui colmare un deficit innato e che gli consente di percepire il mondo come realmente è, e non come se fosse un film degli anni ’20, ma in realtà è qualcosa di molto di più. La connessione tra software e cervello è diventata, con gli anni, talmente stretta che Neil Harbisson ha dichiarato di sognare le frequenze dei colori prodotte dal proprio cervello e che sente l’eyeborg ormai parte integrante della sua persona, un’estensione dei suoi sensi.
Neil Harbisson ha infine vinto la sua battaglia e l’eyeborg
è diventato parte della sua immagine ufficiale. E non potrebbe essere altrimenti, dato che si è anche autoproclamato il primo cyborg vivente.
Il caso è sicuramente un esempio dello stretto connubio che uomo e tecnologia stanno raggiungendo nel XXI secolo, ma, a ben vedere, che differenza c’è tra un eyeborg
e un paio di occhiali o un braccio bionico, sicuramente ammessi in una foto identificativa?
Il nocciolo del problema riguarda cosa viene percepito come facente parte del corpo umano e cosa estraneo ad esso. Ecco come l’uso permanente di una tecnologia in connessione con il cervello fa emergere problemi pratici e teorici di non scarso rilievo. Come può essere ontologicamente definito un cyborg
? Come si forma e come viene percepita l’identità di quell’individuo?
Questo dimostra come i confini giuridici dell’individuo, così come tradizionalmente definiti, vengano messi a dura prova anche solamente dall’uso di apparecchi che agiscono sui sensi umani, pur non influenzando la capacità di autodeterminarsi del soggetto coinvolto.
Il caso di Neil Harbisson presenta altri interessanti risvolti sociali. Nel 2010 Neil ha creato la Cyborg Foundation alla scopo di incoraggiare le persone a diventare cyborg e a estendere i propri sensi oltre a quanto normalmente percepito da un essere umano (ad esempio, grazie all’eyeborg può percepire la presenza di infrarossi o ultravioletti). Il dibattito sulla liceità e i limiti del neuroenhancement è quanto mai attuale.
Neil Harbisson sarà presente alla TEDGlobal 2013
 che si terrà a giugno in Scozia.

Fonte: Neil Harbisson: Ascolto i colori

Chiara Boscarato


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